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Non solo una questione di facciata

19 marzo 2024

Rivestimento protettivo e allo stesso tempo biglietto da visita dal valore estetico: nei prossimi anni la bellezza delle facciate si misurerà soprattutto in termini di sostenibilità, a dimostrazione dell’importante contributo dell’architettura al futuro del clima. La nostra nuova serie di articoli del 2024 è dedicata al potenziale delle facciate dal carattere visionario.

 


Un punto di riferimento: nell’autunno del 2023 è stato inaugurato a Ried im Innkreis, in Alta Austria, il nuovo Team 7-Welt. Foto © Kurt Hörbst

 

Il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre. Almeno così dicono gli oltre 200 anni di registrazioni, da cui emerge una nuova ampiezza statica. Un record che non solo dovrebbe farci riflettere, ma anche essere un incentivo sufficiente a prendere in mano la situazione. Nel 2024 vogliamo rivolgere la nostra attenzione alle facciate, un argomento sempre più importante nel settore dell’edilizia per il contributo prezioso che i rivestimenti esterni degli edifici possono fornire al dibattito sul clima, se realizzati in maniera intelligente: un contributo particolarmente importante, sebbene sia spesso sottovalutato.

 


Team 7 dedica particolare attenzione al legno e alle sue straordinarie qualità. Valori aziendali che trovano espressione soprattutto nella facciata. Foto © Kurt Hörbst

 

Il primo esempio ci porta in Alta Austria, dove nell’autunno del 2023 il pioniere austriaco dei mobili bio Team 7 ha inaugurato la sua nuova sede centrale, il Team 7-Welt, che si estende su una superficie di 6.100 metri quadrati. Poiché la naturalezza e la creazione di valore regionale fanno parte del DNA dell’impresa, che lavora tra l’altro con il legno del bosco aziendale, non sorprende la scelta di avvalersi della competenza di uno studio di architettura locale, nonché di uno specifico linguaggio edilizio in grado di rispecchiare i propri valori e comunicarli all’esterno. L’idea di sostenibilità in questo progetto non si trova solo nella facciata, ma anche nelle sue origini concettuali. L’idea di partenza era creare un edificio ecologico secondo i più alti standard di design, da realizzare in legno. Invece di trasferirsi in un’area verde, TEAM 7 ha deciso di rimanere nel centro della città e di valorizzare la propria sede. Oltre agli aspetti fondamentali del fotovoltaico e dei tetti verdi, ci si è concentrati in particolare sulla struttura a quattro piani in legno con sostegni in legno lamellare e un’elaborata costruzione a montanti e travi che incornicia le generose vetrate.

 


In questo progetto sono stati utilizzati 5.500 metri cubi di legno per travi, tralicci, soffitti e pareti esterne, 1.000 dei quali provenienti dal bosco di proprietà dell’azienda e il resto di origine regionale. Foto © Kurt Hörbst

 

Sia a livello strutturale che estetico l’enfasi è posta sul legno come materiale da costruzione di alta qualità dei mobili in legno massiccio a cui Team 7 deve la propria fama internazionale. Le pareti in legno del cortile interno sono rivestite con pannelli di quercia. Sul lato strada, la facciata in pannelli di alluminio protegge la struttura in legno. La facciata metallica scura fa da sfondo ai pannelli in legno di quercia e crea un netto contrasto con la costruzione in legno chiaro visibile all’interno attraverso le vetrate. Una delle particolarità di questo edificio è la completa rinuncia all’aria condizionata. La protezione dal sole è fornita in parte dai balconi di manutenzione e dai pannelli in legno di quercia aggettanti. A ciò si aggiunge l’ingegnoso mix di ombreggiatura naturale fornita da tettoie, schermi di protezione solare e lamelle di protezione solare prodotte dall’azienda stessa. La ventilazione intelligente delle finestre ai piani degli uffici favorisce il raffrescamento notturno nelle stagioni più calde. Ciò garantisce un clima interno piacevole tutto l’anno senza dover ricorrere a fonti di energia.

 


Il Team 7-Welt non ha bisogno dell’aria condizionata. Ciò è possibile grazie alla ventilazione che avviene durante la notte attraverso speciali aperture nella facciata. Foto © Kurt Hörbst

 

In futuro, le facciate non avranno solo il compito di ridurre significativamente il fabbisogno energetico, ma anche di migliorare la qualità della vita sia all’interno che all’esterno degli edifici. Dunque, da un lato si riduce, dall’altro si aggiunge. Un ottimo esempio è dato dal progetto Nordø di Henning Larsen Architects A/S, realizzato nell’ambito dell’espansione del quartiere Nordhavn di Copenaghen. L’edificio di quattro piani, suddiviso in aree residenziali e commerciali, è multifunzionale e flessibile. La facciata rossiccia rievoca il passato industriale del luogo e la classica costruzione a blocchi di Østerbro. Da qui nasce l’incontro tra bellezza e biodiversità.

 


Nordø di Henning Larsen Architects A/S fa parte di un importante progetto di espansione della città di Copenaghen a cui ha partecipato anche l’urbanista Camilla van Deurs. L’obiettivo è rendere Copenaghen neutrale dal punto di vista climatico, e già oggi lo è all’86%. Foto © R. Hjortshöj

 

Prima ancora del completamento dell’edificio nel 2023, la facciate verde era già stata installata. L’innovativa facciata di Nordø, progettata da Henning Larsen e sviluppata in collaborazione con BG Byggros e Komproment con il sostegno del Ministero dell’ambiente danese, sarà la prima del suo genere in Danimarca. Per il microclima caratterizzato da venti freddi, temperature rigide e dalla salsedine del mare, il team ha selezionato piante con due caratteristiche molto diverse. Alcune piante sono belle a vedersi 365 giorni all’anno, ma sono caratterizzate da una ridotta biodiversità, mentre altre ospitano fino a 132 specie di insetti autoctoni. La facciata dispone di un sistema di immagazzinamento idraulico controllato che raccoglie l’acqua piovana dal tetto e fa sì che le piante siano costantemente irrigate.

 


Il segreto climatico di Nordø risiede nella diversità di piante e insetti, resa possibile da speciali elementi della facciata. Foto © R. Hjortshöj

 

Il partner del progetto BG Byggros ha introdotto processi che garantiscono un assorbimento continuo di CO2. Grazie alla raccolta annuale di massa vegetale e biomassa, la CO2 non viene immagazzinata rilasciando compost vegetale e CO2, come avviene di solito, bensì viene convertita in biochar mediante pirolisi. Il biochar può poi essere utilizzato nei terreni di coltura per favorire l’assorbimento di nutrienti preziosi per la crescita delle piante. La facciata di Nordø è inoltre dotata di sensori che misurano l’impatto della facciata sul rumore e sulle temperature a livello stradale. Sulla base delle simulazioni si stima una riduzione del 15% del rumore stradale e, grazie alle proprietà evaporative e di assorbimento del calore delle piante, la facciata contribuirà anche a ridurre la temperatura della strada in estate.

 


Un profilo architettonico che non passa inosservato: Tip of Nordø di Vilhelm Lauritzen Architects gioca con la luce del sole sfruttandola sapientemente. Foto © Vilhelm Lauritzen Architects, COBE e Tredje Natur - Foto di Jakob Holmqvist

 

Proprio accanto ad esso si trova il nuovo Tip of Nordø di Vilhelm Lauritzen Architects, un edificio cilindrico alto 60 metri che si staglia sul paesaggio circostante. Anche in questo caso, sebbene in modo completamente diverso, è la facciata a meritare un’attenzione particolare. La facciata modulare di 12.000 metri quadrati sfrutta il suo particolare design e la sua inclinazione per filtrare la luce diurna secondo le necessità e regolare la radiazione solare. Con le loro superfici strutturate e rivestite in vetro, gli elementi angolari e sfaccettati della facciata variano per dimensioni e rapporto di vetratura in base alle simulazioni meteorologiche orarie. In totale ve ne sono sei varianti.

 


Stretta a sud, ampia a nord: la facciata controlla autonomamente l’utilizzo ottimale della luce diurna. Foto © Vilhelm Lauritzen Architects, COBE e Tredje Natur - Foto di Jakob Holmqvist

 

In questo modo si evita il surriscaldamento estivo, si riduce il consumo energetico e si sfruttano le eccellenti condizioni di luce diurna, la cui dinamica è influenzata anche dal riflesso dell’acqua.  E si è pensato a tutto, dall’inizio alla fine: ad esempio, gli elementi sul lato sud dell’edificio, dove la facciata è maggiormente esposta alla luce del sole, sono più stretti rispetto a quelli rivolti a ovest, est e nord, che sono sempre più larghi per aumentare la quantità di luce naturale che entra nell’edificio.

 


La facciata come affascinante costruzione al servizio degli obiettivi climatici. Foto © Vilhelm Lauritzen Architects, COBE e Tredje Natur - Foto di Jakob Holmqvist

 

Dalla culla alla culla, seguendo cioè l’intero ciclo dei materiali: insieme al pioniere finlandese delle costruzioni in acciaio Aulis Lundell Oy e all’architetto Matti Kuittinen, Timo Ranta e Jukka Turunen hanno progettato a Lohja, in Finlandia, l’edificio Pyörre. La particolarità non sta solo nell'impronta ecologica, ma anche nella pianificazione di ciò che accadrà al termine del ciclo di vita dell’edificio. A tal fine è stato redatto un bilancio dei materiali impiegati, che mostra la percentuale di materie prime riciclate e rinnovabili e le possibilità di riciclaggio per i vari materiali alla fine del ciclo di vita, qualora si decidesse di demolire il palazzo. Sono state inoltre utilizzate numerose innovazioni per consentire una costruzione a basse emissioni di carbonio. Con l’aiuto di piante, bioplastiche e cemento riciclato, la quota di carbonio è stata drasticamente ridotta. A conti fatti: il 15% delle risorse utilizzate è rinnovabile, il 22% è riciclato e l'82% può essere recuperato sotto forma di materiale o energia.

 


Ingiustamente impopolare: anche l’acciaio ha i suoi lati positivi, come dimostra l’edificio Pyörre di Matti Kuittinen. Foto © Nina Kellokoski

 

Per la struttura sono stati utilizzati rifiuti automobilistici riciclati e bambagia ricavata da vetro riciclato, ma soprattutto acciaio, che tornerà ad essere disponibile al termine della vita utile dell’edificio. Il ciclo dell'acciaio è praticamente infinito grazie alla sua riciclabilità. Per l’architetto Matti Kuittinen è compito del progettista pensare anche oltre la durata di vita dell'edificio, fino alla sua demolizione. L'obiettivo deve essere massimizzare la percentuale di materiali riciclati, riciclabili e rinnovabili. L’acciaio non si presta soltanto come materiale flessibile per le forme organiche. Grazie alla sua resistenza, l’acciaio è più leggero di altri materiali ed è riciclabile quasi al 100%. L'acciaio è anche flessibile nella ristrutturazione di edifici e parti di essi, è facile da smontare, si presta alla raccolta differenziata e quindi al riciclo. Inoltre, la costruzione su pilastri in acciaio non richiede l’impiego di terreno.

 


L'edificio può essere completamente smontato e riciclato alla fine del suo ciclo di vita. Foto © Nina Kellokoski

 

Infine, un esempio dal Messico, dove l’architetto Francisco Pardo realizza una casa per il fine settimana senza alcuna facciata riconoscibile in senso classico, ma la dota di una sorta di “quinta” facciata. Nella zona rurale dei laghi di Valle del Bravo, a circa due ore da Città del Messico, è stata costruita per una coppia di appassionati di volo da diporto la Casa Aguacates, cioè la “casa degli avocado”, situata accanto a un campo di avocado, vicino a una fitta foresta e una profonda insenatura. Per non danneggiare o distruggere questo idillio naturale, si è deciso di seppellire letteralmente la casa. Di conseguenza, gli alberi di avocado spuntano sopra la struttura nascosta e poco appariscente, che si affaccia direttamente sulle cime degli alberi della foresta.

 


Nessuna facciata: la casa degli avocado è completamente interrata. Foto © Sandra Pereznieto

 

La “quinta facciata” è il nome dato alla vista aerea, progettata con la stessa cura delle altre, in modo che la casa si integri naturalmente nell’ambiente circostante. La soluzione offre anche condizioni termiche ottimali in un’area soggetta a forti escursioni termiche tra il giorno e la notte grazie alla terra sopra il tetto, che mantiene la casa a una temperatura costantemente gradevole. All’interno, la nuda struttura in cemento è abbinata al chukum, uno stucco naturale proveniente dalla regione dello Yucatan, e a pareti divisorie realizzate con legno di pino riciclato. Il progetto è quindi un’implicita dichiarazione della capacità dell’architettura di integrarsi nel suo ambiente naturale e di coesistere con esso in una tensione creativa. La Casa Aguacates di Francisco Pardo si adatta naturalmente al luogo in cui si trova ed è l’espressione vivente della simbiosi tra architettura e natura, nonché della dimensione selvatica e di quella domestica.

 


Doppio vantaggio: la casa non sfrutta solo i benefici climatici del terreno adiacente, ma si integra perfettamente con il suo ambiente circostante. Foto © Sandra Pereznieto

 

articolo tradotto, scritto originariamente da Barbara Jahn

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