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20 luglio 2021

ADI Design Museum: oltre 5000 metri quadrati di spazi espositivi, uffici e servizi aperti al pubblico destinati ad accogliere esposizioni ed eventi per la comunità milanese del design.

 

di Enrico Leonardo Fagone


Inaugurato il 25 maggio scorso e destinato ad accogliere la collezione permanente del celebre Premio Compasso d’Oro istituito nel 1954, l’ADI Design Museum costituisce di fatto un nuovo ed importante polo museale del capoluogo lombardo.


Situato alle spalle di quella che viene oggi riconosciuta come l’area di più vitale espansione della metropoli, tra piazza Gae Aulenti, le Torri Garibaldi da una parte e la ‘Chinatown’ di via Sarpi, con la Fabbrica del Vapore del Comune di Milano e la Fondazione Feltrinelli dall’altra, il nuovo Museo è il risultato di un intervento di recupero e valorizzazione di un complesso architettonico degli anni Trenta, deposito tranviario e successivamente sede di un impianto di distribuzione elettrica per i quartieri nord di Milano.


La struttura, di oltre 5000 mq tra spazi espositivi e servizi (caffetteria e bookshop) oltre agli uffici dell’Associazione per il Disegno Industriale, si apre alla città e al pubblico sull’ampia piazza-giardino dedicata, secondo un modello concettuale che individua nella prossimità delle distanze e nel tempo necessario per recarsi al Museo dall’intorno urbano la sua fruibilità. Un approccio che gli autori del progetto Giancarlo Perotta e Massimo Bodini definisco come ‘città dei 15 minuti’, secondo il quale nel raggio ‘temporale’ necessario per raggiungere il Museo, ogni quartiere dovrebbe dotarsi di un luogo di aggregazione e insieme di un polo culturale e di servizi per la collettività individuando aree economicamente e socialmente inclusive.



L’ingresso principale con il logo che ne identifica l’immagine coordinata ad opera di Italo Lupi.
© Courtesy ADI


Il nuovo Museo accoglie come si è detto la collezione permanente che negli anni si è venuta costituendo del Premio Compasso d’Oro, nato da un’idea di Giò Ponti e divenuto uno dei più ambiti riconoscimenti a livello internazionale nel campo del design. Un patrimonio di oltre 2300 oggetti che il Ministero della Cultura ha riconosciuto di eccezionale interesse artistico e storico e del quale si vuole offrire alla comunità, agli operatori del settore, agli studenti delle numerose scuole di design e comunicazione visiva presenti a Milano ma anche ai turisti e appassionati italiani e stranieri piena possibilità di fruizione.


L’ADI Design Museum, il cui progetto di allestimento è stato realizzato dallo studio Migliore + Servetto Architects con la collaborazione di Italo Lupi che ne ha curato l’immagine coordinata, intende proporre un programma di iniziative espositive ed eventi costantemente aggiornato e rivolto ad indagare aspetti e legami multidisciplinari che vedono sempre più il design confrontarsi con il mondo dell’architettura, della comunicazione visiva, dei nuovi media e della moda.

 


Una suggestiva immagine degli spazi interni del museo, esempio di razionale recupero di un manufatto industriale del secolo scorso. 
© Courtesy ADI


Come ha tenuto a ricordare Luciano Galimberti, Presidente dell’ADI, in occasione dell’inaugurazione, “l’ADI Design Museum è un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni pubbliche e private che attraverso un dialogo costruttivo e concreto hanno saputo unire l’importanza della conservazione del patrimonio culturale con quella della sua condivisione. Un museo ‘autogenerativo’ che si rinnova costantemente e propone il superamento di uno schema temporale lineare affiancando percorsi di lettura, temi, vicende e personalità in una dialettica intorno alla contemporaneità”.

 

Un profilo di attività che trova conferma nelle mostre organizzate per l’apertura del polo museale. Oltre alla collezione storica permanente, proposta nelle due rassegne dedicate ‘Il cucchiaio e la città’ e ‘Uno a uno. La specie degli oggetti’ che permettono di apprezzare nei suggestivi spazi interni del Museo tutti i capolavori del design italiano, dalla Fiat 500 premiata nel 1959 e ancora nel 2011, alla Olivetti Divisumma 18 del 1973 fino alla recentissima Ferrari Monza SP1, per citare solo degli esempi, vengono infatti proposte una rassegna dedicata al lavoro di Giulio Castelli, figura rappresentativa di una cultura imprenditoriale sensibile alla rilevanza del design industriale e a Renata Bonfanti, textile designer e artista, apprezzata per le sue ricerche sin dai primi anni Sessanta.


  
La mostra attualmente in corso ‘Uno a uno. La specie degli oggetti’ che raccoglie molti dei pezzi custoditi all’interno della collezione permanente del premio Compasso d’Oro.
© Enrico L. Fagone



Un’immagine dell’allestimento curato da Carlo Forcolini per la rassegna ‘Giulio Castelli. La cultura imprenditoriale del sistema design’. © Courtesy ADI




Tappeti e arazzi di Renata Bonfanti all’interno della mostra ‘Tessere la gioia’ a lei dedicata. © Courtesy ADI


Per testimoniare la varietà di esperienze e pure i sottili legami che intercorrono con la cultura visuale contemporanea, l’ADI Design Museum propone al visitatore di interagire con le installazioni ‘Bios’ e ‘Il design entra nella storia’, realizzate appositamente in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Istituto Europeo di Design e di attraversare la suggestiva galleria di manifesti creata ed editata come ‘Omaggio della grafica italiana ai maestri del Compasso d’Oro’. Un modo per ripercorrere da una diversa angolazione e attraverso la memoria del nostro immaginario collettivo le aspirazioni e le visioni dei grandi maestri ma anche la possibilità di scegliere il proprio ‘poster’ preferito e di prelevarlo gratuitamente per portare realmente con sé un pezzo di storia del design.

 

 


La galleria dei manifesti della mostra ‘Omaggio della grafica italiana ai maestri del Compasso d’Oro’. © Courtesy ADI


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