Nati in Arizona alla metà degli anni ’60, gli skatepark approdano in Europa e in Italia e definiscono architetture innovative e sorprendenti.
di Nora Santonastaso
L’installazione site specific OooOoO dell’artista coreana Koo Jeong A alla Triennale © Gianluca Di Ioia
A volte può succedere che le forme dell’architettura vengano modellate intorno a elementi non direttamente connessi a un’idea tradizionale del progettare. Se infatti il contesto, i materiali locali e l’uso specifico dello spazio sono solitamente gli ingredienti base per la definizione del volume e delle partizioni di un edificio, le persone e i loro movimenti possono a loro volta imprimere forme e, allo stesso tempo, assegnare significati alla concretezza del costruito.
Esiste una realtà che esemplifica questo concetto in modo assolutamente calzante: quella degli skatepark che, a partire dalla loro origine oltreoceano alla metà degli anni ’60, sono approdati già da tempo in Europa e anche in Italia, configurando architetture sorprendenti, capaci di coniugare tecnologia ed estetica in modo innovativo.
Dipinto di vernice fluorescente e reso liberamente accessibile a curiosi ed esperti, uno skatepark è persino approdato, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, all’interno dello spazio espositivo della Triennale di Milano. Allestito seguendo il progetto dell’artista coreana Koo Jeong A, il parco si configurava come un’installazione site specific, parte di una serie tematica dedicata, con un primo esemplare risalente al 2012 realizzato sull’isola di Vassivière in Francia.
Barcelona Born Skateplaza © Skate Architects
A Barcellona, dove gli skaters popolano con le loro acrobazie vari angoli della città – come la Plaça dels Àngels su cui si affaccia il grande parallelepipedo candido del MACBA di Richard Meier – è addirittura attivo uno studio di architettura che dichiara nel suo nome lo specifico indirizzo progettuale intorno agli skate park.
Architetti e skaters a loro volta, gli Skate Architects hanno all’attivo la realizzazione di numerosissimi skateplazas, skatespots e skateparks. I loro progetti trattano aspetti complessi, che coniugano gli esiti di approfonditi studi sul paesaggio urbano e sulle dinamiche sociali sottese alla vita all’interno delle città. Divertirsi sulle quattro ruote dello skate è una faccenda molto seria, insomma, che implica un’attenta progettazione architettonica, strutturale e impiantistica dei parchi dedicati.
Uno scatto tratto da “California Concrete: A Landscape of Skateparks” © Amir Zaki
Nel 2019 l’artista Amir Zaki ha dedicato una raccolta fotografica agli skatepark della California e alla concretezza delle loro forme scultoree in cemento, materiale che siamo abituati ad associare alla realtà dinamica delle strade delle città.
Ma skatepark, nella sua veste indoor, non è necessariamente sinonimo di cemento, anzi. In provincia di Verona, ad esempio, il giovane studio di architettura MASAAI ha realizzato una struttura in metallo rivestita con pannelli in legno appositamente studiata per gli skaters. L’intervento si inserisce nella riqualificazione e nel recupero a nuovo uso di un vecchio capannone industriale, per una superficie complessiva di circa 2.000 metri quadrati.
Il Rom Skatepark, incluso nel 2014 nell’elenco dei beni tutelati dall © English Heritage
La realtà degli skatepark in Europa non è così recente come si possa pensare e, a testimonianza di questo, nel 2014 è avvenuto qualcosa di davvero inusuale.
Il Rom Skatepark di Hornchurch, cittadina suburbana a qualche chilometro da Londra, è stato incluso tra i beni di rilevanza nazionale e particolare interesse dell’English Heritage.
Secondo come importanza a livello mondiale solo al Bro Bowl di Tampa, in Florida, lo skatepark inglese è stato riconosciuto come luogo rilevante per la cultura moderna grazie alla sua capacità di innovare il concetto di sport tradizionale, molto spesso associato al cricket e al football.
Il Rom Skatepark conserva tutt’oggi molti degli elementi e delle caratteristiche del suo impianto originario, che traeva ispirazione dagli skatepark californiani degli anni ’60 e che, a suo tempo, risultava particolarmente innovativo. Il fondo della pista, articolata nei suoi vari tratti, è ad esempio realizzato con un particolare tipo di pavimento in cemento, capace di non rilasciare residui e di non interferire, dunque, con la durata e la sicurezza delle rotelle degli skate.