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Il recupero di edifici rurali: due progetti

13 ottobre 2020

Il periodo intercorso nell’ultima pandemia ha fatto vedere come il c.d. “smart working” sia una possibilità per poter lavorare negli spazi che noi riteniamo più congeniali al nostro vivere. Una di queste possibilità è offerta in Italia dalla ricchezza urbanistica ed architettonica dei suoi innumerevoli borghi sparsi per tutto il territorio nazionale, un patrimonio importante fatto non solo di storia e monumenti, ma anche di una fitta rete di relazioni sociali che, in quest’epoca di pandemia e di limitazione degli scambi umani, rappresenta una ricchezza da poter sfruttare anche in architettura.

Di Carlo Ragaglini

 


Gli interventi di recupero visti Ante e Post operam, possiamo vedere come i rispettivi lavori non abbiano stravolto il carattere originario degli edifici storici.
© Foto: Artnine e albrecht schnabel

 

La realizzazione di nuovi spazi abitativi in questi centri storici ha una sua rappresentazione estremamente valida ed attuale nel recupero di antichi fabbricati rurali, utilizzati in passato come ricovero per animali o fienili.

 

Queste costruzioni, assai diffuse in passato, sono in parte oggi sopravvissute e sono state oggetto negli ultimi anni di interessanti progetti di recupero, tutti volti alla conservazione del patrimonio architettonico esistente e a diminuire il costante consumo di nuovo suolo che le nuove case inevitabilmente portano con se.

 

Una delle realizzazioni che meritano interesse è la casa “Le Querciole” realizzata dallo studio Ora Architetti nel 2017, dove attraverso il recupero puntuale degli elementi caratteristici delle costruzioni rurali, primo fra tutti il tetto realizzato con capriate in legno e tavolato, si è potuta preservare l’impostazione di questi edifici tradizionali.

 

Questo approccio, però, non ha escluso l’inserimento all’interno del volume di nuove spazialità, ottenute attraverso l’inserimento di un soppalco grande quanto la metà della superficie, realizzato in ferro con pavimentazione in tavolato, al fine di ricreare un’omogeneità d’insieme, ampliato poi con l’introduzione di mensole in acciaio che, attraverso sbalzi, portano anche un evidente segno di dinamicità all’interno del volume interno.

 

Completano la realizzazione un volume parzialmente scavato, di dimensioni analoghe al soppalco, nel quale si colloca la zona pranzo – cucina. Questa composizione realizza pertanto tre nuovi livelli, posti in posizione sfalsata, capaci da un lato di far percepire comunque l’originario volume del fabbricato rurale, dall’altro di creare una spazialità moderna dove i vari livelli sono collegati tra loro attraverso un sistema di rampe di scale.

 


Gli interni del nuovo alloggio realizzato dallo studio Orarchitetti dove sono in evidenza i nuovi interventi operati sulle porzioni orizzontali dei solai e dei collegamenti verticali
© Foto: Artnine

 

Altro esempio di grande attenzione alle architetture storiche è quello realizzato dallo studio svizzero degli architetti Markus Wespi, Jerome De Meuron e Luca Romeo, che hanno dato una personale interpretazione delle preesistenze storiche attraverso diverse operazioni di recupero di fabbricati storici.

 

Una delle ultime realizzazioni degne di nota è la trasformazione della casa del. Nella frazione di Scudellate in Ticino. In Svizzera le norme molto per il recupero dei rustici, impongono, nel limite del possibile, il mantenimento dell’aspetto esteriore senza alterazioni dello stato originale e storico dell’edificio.

 

Per far questo gli architetti sono ricorsi ad un espediente interessante, ovvero quello di mantenere inalterate le murature tradizionali, sia sulla parte interna che (ovviamente) quella esterna; al fine di evitare il gap termico che avrebbe potuto generale questo involucro tradizionale, si è costruito un nuovo contenitore nella casa storica, ricavando una seconda casa totalmente in legno e coibentazione. Questa “casa nella casa” contiene la parte in legno opaca su un livello superiore, mentre la parte di zona giorno viene concentrata sul livello terreno e rivestita in vetro.

 

Questo intervento permette di:

“- non dover intervenire sulle murature con intonaci rasapietra (per impermeabilizzare le murature), il che modificherebbe il bel aspetto attuale;
- si permette di beneficiare delle murature in pietra anche dall’interno (attraverso i vetri), visto che con una soluzione classica, queste murature sarebbero da isolare” (dalla descrizione del progetto sul sito dello studio)

 

Il riscaldamento è reso semplice ed efficace dal nuovo involucro, moderno e tecnologico, mentre la parte esterna viene completamente restaurata e fatta oggetto di interventi di completamento secondo lo spirito dei luoghi, come la riproposizione di un portone in legno nell’ingresso, anche la zona cucina è stata valorizzata dal recupero delle pietre storiche del sito su cui sorge la casa.

 

Questa è un’architettura che, come dicono i loro autori, “rispetta e valorizza la sostanza murale dei vecchi rustici, ma che al suo interno racchiude un mondo speciale e inaspettato”.

 


Gli interni della nuova casa realizzata dallo studio Wespi - De Meuron - Romeo, dove è in evidenza il nuovo intervento sulla scatola muraria e il nuovo contenitore.
© Foto: albrecht schnabel

 

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