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Quale futuro per il lavoro d’ufficio?

23 luglio 2020

Molto si è scritto, soprattutto negli ultimi tempi, su come sarà lavorare in ufficio nel futuro. Nonostante la visione si modifichi di continuo, seguendo le tendenze e gli eventi del momento, resta costante un’aspettativa: l’incremento notevole della meccanizzazione, con la conseguente semplificazione dei processi lavorativi e la possibilità, per i lavoratori, di dilatare la propria disponibilità di tempo libero. Il traguardo sembra però essere ancora molto lontano, anche alla luce delle problematiche emerse sulla scia dell’emergenza sanitaria Covid-19.

 

Quello che da alcune settimane è diventato realtà, alcuni mesi fa non sarebbe stato neanche lontanamente immaginabile. Strade deserte, viaggi di lavoro annullati, niente strette di mano o saluti affettuosi tra amici e colleghi. Il nuovo imperativo è il “distanziamento sociale” ovvero la distanza fisica, regolamentata da norme ben precise. “Stare lontani” risulta estremamente difficile, quasi in conflitto con gli istinti umani più profondi che considerano l’interazione, la collaborazione e il contatto fisico un vero e proprio bisogno primordiale. Oggi esiste però uno strumento in grado di farci scavalcare la barriera dell’impossibilità dell’incontro, portandolo dal piano fisico a quello virtuale, fino a qualche anno fa territorio ancora inesplorato. È la digitalizzazione a rendere reale questo nuovo spazio di relazione, che nell’ambito lavorativo, ad esempio, consente di partecipare a riunioni e seminari attraverso gli strumenti approntati dalle varie piattaforme online, vincendo la crisi e gettando le basi per lo sviluppo di nuove opportunità. Improvvisamente è possibile quello che tante imprese finora avevano bollato come impraticabile: lo smart working, nella maggior parte dei casi allestito con sorprendente velocità dal punto di vista tecnico e accolto con entusiasmo dagli utenti. Volere è potere.

 


Nonostante il Johnson Wax Building di Racine (Wisconsin/USA), costruito da Frank Lloyd Wright alla fine degli anni '30, sia un'icona modernista, oggi non ci si immagina più un posto di lavoro del genere.
©  Library of Congress / Unsplash

 

La riflessione sul significato
Mentre nel giro di appena qualche settimana il concetto di ufficio è radicalmente cambiato, da più parti ci si interroga su come sia stato possibile lavorare nel mondo prima dell’emergenza Covid-19. Improvvisamente, con un completo ribaltamento di prospettiva, sono il multitasking, il jet lag perenne, lo stress da scadenze dell’ultimo minuto ad apparire come risvolti del tutto negativi di un’organizzazione del lavoro anacronistica, inadeguata rispetto alle esigenze della modernità. Il lockdown mette letteralmente in pausa il mondo del lavoro come lo conoscevamo fino a oggi, valorizzando in un modo inaspettato lo sforzo di resistere nell’incertezza e gestire il tempo dell’attesa. C’è chi sulla scia delle proprie riflessioni arriva a concepire un modo di vivere perfetto per sé, prima immaginato solo attraverso le suggestioni indotte dalla lettura o dal cinema. Con il tempo si insinuano – prima timidamente, poi sempre più insistenti – importanti domande esistenziali. Per esempio: come dovrebbe essere una vita ben vissuta?

 

Un ufficio contemporaneo offre la possibilità di ritirarsi in uno spazio individuale. Nella foto: Nuovo edificio per uffici "One Microsoft Place" a Dublino, architettura: RKD Architects, Dublino, interior design: Gensler, Londra.
©  Gareth Gardner

 

Una nuova forma di vicinanza sociale
Congestione, pressione, stress sono caratteristiche imprescindibili di un’organizzazione del lavoro basata sul capitalismo. Eppure, come dicevamo, qualcosa sta cambiando, inesorabilmente. L’amore per il prossimo, l’empatia, la mindfulness rubano sempre più territorio allo speculatore solitario, che non si concede mai soste e agisce solo in vista della massimizzazione del profitto. Strumenti di lavoro agili come quello della videoconferenza aprono scorci di intimità e profonda umanità sulla vita lavorativa dei colleghi che, di solito, siamo abituati a inquadrare nella cornice asettica dell’ufficio. La riunione lavorativa online in abbigliamento informale, a portata di clic e di velocità di connessione, porta con sé una gioia fresca e insolita. Quello che emerge, nonostante il distanziamento fisico, è dunque una forma completamente nuova di vicinanza sociale. La videoconferenza consente di volgere lo sguardo a un mondo che prima non esisteva e apre le porte alla possibilità di percepire l’ambiente e le persone al suo interno in un modo completamente diverso.

 

Le piccole “Phone Rooms” servono per telefonare e discutere indisturbati o semplicemente per lavorare senza distrazioni. Foto: adidas World of Sports ARENA a Herzogenaurach, architettura: Behnisch Architekten, Stoccarda.
©  Behnisch Architekten / David Matthiessen

 

Cambiamento culturale nel lavoro d’ufficio
La crisi da Coronavirus – per quanto grave e sconvolgente possa essere per molti – ha il potenziale di innescare il cambiamento culturale necessario a progettare l’ufficio del futuro. Gli spazi lavorativi di oggi possono essere strutturati in modi molto diversi tra loro: in postazioni singole ben definite, in open space o, infine, nello spazio polifunzionale condiviso del coworking. A questi si aggiungono diverse soluzioni opzionali, che possono essere messe a disposizione dei lavoratori: scrivanie e attrezzature per le attività generiche, box insonorizzati che favoriscono la privacy e la concentrazione, sale riunioni modulari e flessibili nell’organizzazione planimetrica e funzionale, angoli per il brainstorming equipaggiati con tavolo da ping-pong e comodi divani. Queste scelte progettuali sono certamente indotte da una considerazione fondamentale: non è importante solo l’azione del lavorare, intesa nella sua autonomia produttiva, ma anche – e forse soprattutto – lo sono le modalità e il contesto sociale e spaziale all’interno del quale l’azione viene svolta.

 

L’ufficio non è soltanto un luogo di puro lavoro, ma anche uno spazio di incontro stimolante per i dipendenti. Foto: adidas World of Sports ARENA a Herzogenaurach, architettura: Behnisch Architekten, Stoccarda.
©  Behnisch Architekten / David Matthiessen

 

Luogo d’incontro e ispirazione
Un fattore che guiderà il cambiamento culturale sotteso alla progettazione dell’ufficio del futuro sarà legato, secondo quanto gli psicologi affermano già oggi, alla possibilità, da parte delle persone, di determinare in autonomia il rapporto tra ore lavorative e tempo libero. Così, ad esempio, un impegno giornaliero di cinque ore, flessibile e modulabile, può contribuire ad aumentare la motivazione, migliorare la salute e mantenere alto il livello di concentrazione, incrementando sostanzialmente la produttività. Questi fattori saranno presto essenziali per le aziende che si occupano di progettazione e allestimento di spazi ufficio. Il luogo di lavoro, da semplice contenitore di specifiche funzioni produttive, diventa quindi terreno di incontro creativo, in cui la condivisione di tempo e idee tra colleghi si alterna a momenti di attività individuale, da svolgere in angoli dedicati, appositamente progettati.

 

In futuro, il lavoro in ufficio dovrà essere pensato più dal punto di vista del lavoratore e adattato alle sue esidenze. Nella foto: “Neue Arbeitswelt 205” a Schwäbisch Gmünd, interior design: Studio Alexander Fehre, Stoccarda.
©  Zooey Braun

 

Lasciar vivere e lasciar lavorare
In futuro i tempi e le modalità delle attività lavorative dovranno essere sempre più modellati a misura della persona, in modo da integrarsi alla perfezione, senza discontinuità e conflitti, con le sue aspettative ed esigenze di svago, formazione, vita personale e familiare. L’articolazione degli orari di lavoro, dunque, dovrà essere flessibile e seguire ritmi individuali specifici. Per la propria realizzazione personale un essere umano ha infatti bisogno di lavoro e risorse economiche, ma anche di stima, attenzioni e di sicurezza affettiva. Molti avevano intuito il progressivo acquisire d’importanza di queste necessità, per poi confermarlo nel corso delle limitazioni imposte dal lockdown. Chi riconosce i segni di questa evoluzione e riesce a trasformarli in opportunità di cambiamento post emergenza sanitaria, ha già vinto.

 

Molte persone non trovano il posto di lavoro ideale in ufficio, ma prediligono un luogo progettato personalmente.
©  Roberto Nickson / Unsplash

 

Traduzione da un articolo di Thomas Geuder - Der Raumjournalist

 

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