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La bicicletta come movimento; cosa succede a Roma

19 gennaio 2021

Il tema della mobilità ciclabile è uno dei nuovi modelli di c.d. “mobilità dolce”, su cui molte amministrazioni cittadine stanno puntando per il prossimo futuro.  È l’occasione per vedere quanto realizzato nella capitale italiana, con un confronto su altre città europee, che solo ultimamente si stanno dotando di questo tipo di infrastrutture.


Di Carlo Ragaglini

 


Ponte della Musica, attraversamento con bici; Ciclabile sul Tevere nel centro della città

 

Indubbiamente uno sviluppo urbano caratterizzato da decenni di congestione e costruzione indiscriminata ha portato la Capitale ad essere una delle città meno vivibili in Italia in tema di mobilità urbana (rapporto Legambiente) e, purtroppo, anche in Europa (rapporto Arcadis-sustainables cities). Questa situazione ha però anche portato negli ultimi anni ad una politica di realizzazione di nuove infrastrutture per potersi muovere più agevolmente in città.

 

La mobilità ciclabile è sicuramente una di queste e tale processo è stato sicuramente uno dei cavalli di battaglia delle amministrazioni romane già a partire dalla fine degli anni ’80. La prima infrastruttura di questo tipo ad alto valore sia simbolico che trasportistico è stata la cosiddetta “Regina Ciclorum”, così chiamata per essere la “regina” delle ciclabili romane, ovvero l’asse ciclopedonale che si snoda sulla sponda destra del Tevere compreso nel Grande Raccordo Anulare, tra Labaro e Mezzocammino.

 

Una passeggiata lunga oltre 30 km, passando nel centro storico della città, sottopassando i ponti storici e i monumenti più importanti, come Castel Sant’Angelo. Realizzata per gli eventi dei Mondiali del 1990, la pista si è poi dimostrata importante soprattutto nel suo tratto urbano all’interno della città per spostamenti da parte dei cittadini romani che hanno scelto questa forma di trasporto ecosostenibile.

 


Ponte della Musica, attraversamento con bici; Ciclabile sul Tevere nel centro della città 

 

Successivamente, negli anni delle giunte elette direttamente dai cittadini, verranno implementate nuove ciclabili con due importanti piste nel quartiere Prati: lungo viale delle Milizie e viale Angelico, fino a Piazza Cavour.

 

Dal punto di vista architettonico-progettuale, ci interessa parlarne perché queste piste ciclabili sono, ad oggi, quelle strutturate con maggiori dettagli ed in linea con le caratteristiche che dovrebbero avere tali infrastrutture, ovvero: sede propria riservata alle sole biciclette, quindi non in comunione con i pedoni; delimitazioni fisiche della pista attraverso l’uso di cordoli divisori fissi e realizzati in materiale rigido; una progettazione strutturata per le bici, con assi rettilinei e raggi di curvature appositamente calibrati.

 

Inoltre è da notare l’impostazione atta a creare una “rete” di ciclabilità interconnessa, la volontà di arrivare in punti sensibili del nodo trasportistico locale (esempio, la fermata metro di Ottaviano della Linea A).

 


La ciclabile su Viale delle Milizie

 

Queste piste hanno rappresentato una risposta, almeno nel quartiere Prati, allo spostamento agile. Gli effetti positivi di questa tipologia di mobilità sono da ricercarsi in una maggiore velocità di spostamento, soprattutto se consideriamo che parliamo di aree centrali della città spesso congestionate; una corretta attività fisica che permette di mantenersi attivi aiutando il sistema immunitario, con indubbi vantaggi sulla salute delle persone.

 

All’attualità, però, la situazione ciclabile di Roma non è ancora ottimale. La città teoricamente sarebbe provvista di una rete ciclabile stimata in circa 260 Km (fonte: sito comune di Roma Capitale), tale dimensione, comunque, risulta costituita in gran parte di percorsi all’interno di aree verdi e parchi, non strutturati per essere degli assi trasportistici di mobilità urbana vera e propria.

 


Una mappa delle ciclabili realizzate negli ultimi anni © Mappa: redatta da Salvaciclisti e reperibile on line (www.salvaciclistiroma.it)

 

In questi ultimi mesi l’attuale giunta ha eseguito in forma compiuta alcuni interventi ad ampio respiro come la ciclabile Nomentana (circa 4 Km), la ciclabile Tuscolana (circa 2,5 Km), la ciclabile Prenestina (2,5 Km) e la ciclabile sul Lungotevere Aventino (3,5 Km), per una stima di circa 12,5 km (non sono conteggiate le ciclabili transitorie realizzate per l’emergenza Covid e la ciclabile di Ostia).

 

Alcune cose sono indubbiamente positive, ma andrebbe implementata la progettazione, poiché questi interventi (anche nella fase di sperimentazione delle c.d. “ciclabili transitorie”), risultano essere per lo più spot non collegati tra loro.

 


Ciclabili realizzate negli ultimi anni a Bucarest e Sofia, Paesi dell’Est Europa che non avevano strutture di questo tipo come Roma. 

 

Tale situazione è comunque recuperabile e non deve essere oggetto di facili disfattismi personali, soprattutto se guardiamo, ad esempio, a quanto realizzato in altre città d’Europa. Dove ci possiamo rendere conto di come una progettazione accurata sia base e trampolino di lancio per poter realizzare una vera rivoluzione nella mobilità cittadina.

 

Si portano qui brevemente come esempio due realizzazioni a Bucarest e Sofia, capitali di Paesi senza una tradizione ciclistica ma che, in tempi relativamente brevi, sono riusciti a realizzare una rete moderna ed efficiente nel trasporto ciclabile, certamente da copiare ed emulare.



Ciclabili realizzate negli ultimi anni a Bucarest e Sofia, Paesi dell’Est Europa che non avevano strutture di questo tipo come Roma. 


Per tutte le immagini: © Carlo Ragaglini

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